Chi?

Wednesday, October 28, 2009

Amicizie troppo coltivate



Un amico ha inciso un disco
Ehilà Belgu, salta in macchina che ti faccio sentire qua (uh brutale) sai abbiamo trovato un produttore (aah, parliamo di musica) vabbé ha scelto lui il nome al gruppo (i Negro Assoluto) e la foto di copertina (dimmi che tua mamma non l’ha vista) senti un po’ l’attacco (mmmh i Van Halen?) (cover band dei Van Halen?) (Ken il Guerriero?) è un po’ Marillion un po’ sperimentale, ora senti la strofa (sentiamo la strofa) l’ho scritta io, cosa ti ricorda (la fame nel mondo) (il problema delle carie) (da due giorni non vado di corpo) sapevo che riconoscevi la citazione del Foscolo, ora beccati gli acuti della cantante (questa è pagata ad ottave) dai vieni al concerto venerdí (ho una cena) vieni dopo cena (dopo cena ho un’altra cena) allora passa sabato (vado alla veglia pasquale) ma siamo ad ottobre (seguo il rito Trufonita) vabbé ti lascio il ciddí (ho le tasche piccole) a presto allora (salutami l’Ariston).

Nella foto, il pubblico dei Negro Assoluto in coda per il concerto

Un amico fa il giornalista
Lavora per il semestrale “Miliardaire - per il ricco che se la tira” distribuito nei golf club, le sale d’aspetto di chirurgia plastica e i gabinetti dell’aeroporto di Dubai. In questo numero, “Merende a corte”, ha utilizzato tutto lo Zingarelli per l’intervista alla marchesa Odda Brendolini di Broda, la più alta esponente del morbo di parkinson, per chiederle come immerge il limone nel thé senza sgocciolare ai bordi.
Il papà del mio amico spera ancora diventi un buon idraulico.

Nella foto, la marchesa Odda da giovane


Un amico ha scritto un libro
S’intitola “La Dama delle gardenie” ed è consigliato a chi vuole fare pratica col trapassato remoto. Personaggi universali, ambientazione nobiliare, ottima scelta di broccati e mantovane.
Nelle trecentonovanta pagine, e senza l’uso della esse, l’autore narra la storia di Dagobert auf der Puben, eccellente mezzosoprano maschio pieno di interessi dello spirito. Siccome il mondo è ingrato, conduce una vita solitaria e le sue esperienze erotiche risalgono alle ripetizioni di solfeggio con Florianus, il gemello albino.
Un bel dí Dagobert riceve una gardenia da una misteriosa ammiratrice, e cosí puntualmente ogni domenica mattina. Ma Dagobert, ahinoi, è in realtà segretamente innamorato di sua madre e si confida con il ritratto a olio di nonna Burzovia. Il gemello albino, nascosto dietro la tenda per misteriose ragioni che tra l’altro fanno diventare ciechi, ode la terribile confidenza. Accecato dalla gelosia tenta di sopprimere il fratello con l’ipnosi durante la consueta lezione di burgundo ma siccome l’ipnosi è una boiata Dagobert ha la meglio e lo rinchiude nel clavicembalo. Finalmente la misteriosa dama si rivela essere la madre stessa ed il sogno d’amore verrà coronato. Nel prossimo volume, Dagobert metterà al mondo una corale barocca che scalerà tutte le classifiche.
Il romanzo è candidato unico al Premio Grinzane nella sezione “Maggiordomo Mauriziano”.
Il mio amico ha dichiarato «Fono ficuro che farà un fucceffo».

Nella foto, il primo manoscritto dell’opera.


Un amico ha aperto un blog
No dai scherzavo.


pics from
http://www.luv-emo.com/emo-hair-cuts/long-emo-girl-hair-cut.jpg
http://amadaesamadaes.typepad.com/.a/6a0111686322e9970c0112790e32f828a4-800wi
http://www.sammyterrynightmares.com/pics.html

Wednesday, October 21, 2009

Rue Haute Trahison






D’ogni tanto qualche pecorella lascia il pascolo brussellese per un naufragio parigino. Pare che vabbé, tipo un Milano-Bologna, distanza sostenibile. ER-RO-RE! (va letto con l’erre uvulare) (ho poca padronanza dei frenuli).
Perché un Thalys solo andata non è affatto neutra locomozione, è apostasia consapevole. Bruxelles e Parigi sono nemetiche al punto che se piazzassimo tutti i parigini a Bruxelles e tutti i brussellesi a Parigi, improvvisamente al loro posto apparirebbero due crateri fumanti. Parigi fa del sussiego un’arte, e sia chiaro, la mia è tutta invidia che a París non ci ho mai vissuto. Ma ci ho bazzicato, chessó il 14 Juillet quando la nazione concentra lí e lí dispiega il fasto imperiale pirotecnico a gloria della République mentre JeSuisCatherine Deveneuve taglia nastri di raso tricolore. I belgi invece, che il re ce l’hanno per davvero, anche se di raccatto, una settimana più tardi fanno sfilare un po’ di motociclisti, friggono due patatine e piazzano un dj fracassone in qualche sito storico dove gli sballati si accoppiano con le gargolle facendo il dito medio alle convezioni dell’Unesco.

Ricordi parisiens

Mamma, se ti dico ‘Amazon’? ...? Perfetto, allora vado a Parigi a far la tesi. Far la tesi, lo sanno tutti, vuol dire mandare su e giù il montacarichi della bibliothèque Saint Geneviève e squattare il loft dell’amica vegana. Vuol dire anche ingolfarle il lavandino causa imprevisto ehm notturno. Lei, fata subdola, mobilita le sirene della suggestione e cosí mi risveglio al suono trombettoso di Ce matin-là mentre il sole ravviva il parquet. Effetto nouvelle vague.

Oppure pronto Gaudionza, allora mi ospiti al Marais, stasera euforia, portami in festa, ma senti c’è sto Johann, boh non ricordo, però ha gli occhi blu e dice chiamatemi. Noi chiamiamolo e incontriamolo.
Johann fa qualcosa con le tele e la vernice che non chiamerei pittura e da tre giorni si nutre solo di anfetamine. Balbetta vi porto a Belleville, io penso figata! fa tanto Pennac, la Gaudionza invece deglutisce, che vuol dire mi priveranno degli organi interni per farne kebab.
Allora si va per Belleville che fa tanto Pennac in una taverna dove tutti suonano i bonghi, poi in una casa occupata a sentire una fanfara macedone, per finire all’alba in una sala da thé con quartetto d’archi dove manipoli di punkabbestia ballano il valzer. La Gaudionza non mi ha più chiamato. Io son caduto dentro una canzone di Sheller.

La morale

La morale è che tra te e Parigi vincerà sempre Parigi, allora è meglio fare le valige prima di ritrovarsi a leggere les Inrocks e ascoltare i dischi di Charlotte Gainsbourg senza vergognarsene. Bruxelles, invece, siamo noi.



Thursday, October 15, 2009

Integralismo metropolitano


Alla faccia di quelli che si stava meglio quando ci mettevamo i fiori nel naso, negli ultimi mesi la musica elettronica ha dimostrato ancora una volta di essere l’orizzonte sonoro più pregno di creatività e rinnovamento, e mi scuso per il pregno. Seguendo pedissequamente le raccomandazioni di Trax, Tsugi e Technikart, un po’ come nel primo banco la Bertalotti assentiva al professore di squacquerologia, la mia cultura a scadenza immediata si è arricchita di qualche dozzina di nuovi artisti da snocciolare per far bella figura al prossimo vernissage fiammingo, se solo riuscissi ad emozionarmi di fronte ad un collage di sacchetti del pane. Innanzitutto il ritorno di Vitalic, Turzi ma soprattutto i miei bieniamini boreali Gus Gus relookati a puntino dagli integerrimi della Kompakt. Black Meteoric Star svetta nel gruppo per la disinvoltura nelle referenze kraut, oltre che per un suono putrido. Non è che sembri uscire da una musicassetta incisa male, è proprio registrato su una musicassetta incisa male. Del nuovo Fuck Buttons segnalo poi questi nove minuti d’asma, nel caso qualcuno apprezzi nove minuti d’asma. Sono ridondante? Sono ridondante. I baschi Delorean invece distillano un meraviglioso sound metropolitano un po’ disco decadente un po’ no-wave riaggiornata. Sono usciti un paio d’anni fa ma io li ho scovati solo ora, d’altronde l’universo è una mia percezione, e voi pure.

Dai metti l'orecchio qui

(link alternativo)





Saturday, October 10, 2009

Impermeabile color crema


Le donne dalla voce tremula hanno la desolazione dipinta sul volto. Non che ne vogliano trasmettere, è che gli anni di apprensione e malessere incidono su di loro una maschera affranta che ai miei occhi preannuncia la tracimazione di un pianto ma che nella loro cosmesi espressiva è in realtà neutra, come Ruth Fisher in Six Feet Under. Cosí è Marianna, che una volta l’anno raggiunge Bruxelles e invoca un incontro.
Marianna ha la nostra età e sulla carta lo stesso percorso. Il fatto è che null’altro della sua vita riempie gli spazi tra le righe del suo curriculum. Marianna è un’enciclopedia di inibizioni, irradia la sessualità di una scopa di saggina e possiede il senso dell’umorismo di chi ha sbattuto la testa contro la cattedra il primo giorno di scuola.
Indipendentemente dalla mia volontà, la categorie delle Marianne ha la capacità di risvegliare il programma Telefono Amico ed eccomi pronto a dispensare loro surrogati di lieto vivere. Dev’essere per quel catino di prinicipi calvinisti in cui la famiglia mi ha cresciuto: il senso di colpa giudeo-cristiano è una piramide rovesciata che poggia sulla testa di mia madre.
Cosí accetto l’invito a cena incurante del dispiego di segnali dissuasivi, piove che dio la manda, il raffreddore mi lacera la gola, gli automobilisti mi schizzano le pozzanghere sghignazzando, suona l’organo di Suspiria e il mago Otelma telefona per dirmi non andare.
Dalla sua bolla di trepidante attesa, Marianna invia un messaggino “ho un impermeabile color crema, cosí mi puoi riconoscere”. Cristo santo, sto guadando tre isolati per congratularmi di un impermeabile. Plin plon, annunciamo a Belguglielmo che il suo karma ha accumulato nuove miglia, plin plon.
Per lo meno questa volta non ha regalini da farmi scartare in pubblico, come quando tutta fiera sotto gli occhi commossi del cameriere estrasse dalla borsetta un pacchettino che avvolgeva una cornice. Dentro, una foto di noi due che sorridiamo. Qualcuno deve averle insegnato il photoshop, non ricordo affatto quello scatto, e poi io nelle foto non sorrido mai.
Mi spiega, sai per l’impermeabile, mia madre alla stazione non mi ha riconosciuto, allora ho pensato che potesse succedere anche a te, dev’essere per via della nuova pettinatura.
Marianna non capisce che sua madre, nei mesi tra una visita e l’altra, produce l’esistenza auspicata per sua figlia. La immagina sbarcare dal treno con un filo di trucco sul volto, sogna di rimproverarla per la gonna troppo corta. Sogna di un ragazzo sportivo al suo fianco, due figli vivaci. È pronta per oliare la loro tavola da surf. Sua madre, in stazione, aspetta un’altra Marianna.

pic from http://fc07.deviantart.com/fs16/f/2007/182/e/7/Waiting___Ruth_Fisher___by_the_real_Kamui.jpg


Wednesday, October 07, 2009

Spunti per rompere il ghiaccio con un deputato nazionalista della Sgargóvia


1. Piacere, sono Belguglielmo e vengo da un paese che sta sulle cartine geografiche.
2. La prossima volta che viene a Bruxelles porta giù qualche stecca di Marlboro?
3. Questo è un euro. Qui è molto diffuso, assieme alle vocali.
4. Lo vuole vedere il reggiseno di pizzo che porto sotto il completo?
5. Mi stavo chiedendo quando pensate di riprendervi la Svarvonia.
6. Scommetto che conosce tanti modi gustosi di cucinare le nutrie!
7. Mi faccia un po’ vedere se gli Sgargovi sono veramente biondi...
8. E’ uno scontrino o è il suo biglietto da visita?
9. Sí, solo in inglese. Le interpreti si sono barricate alla Comunità sant’Egidio.
10. Quella che chatta nuda su internet è un omonima o è proprio sua figlia?

Nella foto a fianco, il più importante monumento della Sgargóvia

pic from http://www.cornwallharpcentre.co.uk/images/turbine.jpg


Tuesday, October 06, 2009

Open days and Mondays (always get me down)



- Sono stato agli Open Days.
- Gli Open Days?
- Sa, quegli eventi tutti concentrati uno dopo l’altro magari pure in contemporanea con cui l’Europa una volta l’anno ricorda ai cittadini che esiste a prescindere dalla loro comprensione. Si aprono con una lettura di Ettore Andenna su “il problema della città è il traffico”, mentre fuori contadini da tutt'Europa investono i passanti col trattore. Poi il dibattito “perché se il PIL delle zone intraurbane è inferiore al numero di rotonde delle macroregioni, le quote latte lussemburghesi allargano il settimo programma quadro?”. La risposta è “fruttolo”. Poi per penetrare appieno le questioni sono andato al seminario competitività competitività competitività e devo dire che mi ha convinto, all’uscita ho estratto il guanto e schiaffeggiato Barroso. Poi quello crescita crescita crescita e funziona davvero, l’Europa fa crescere i capelli e le dita dei piedi e tutto il resto, pensi che dal vespasiano mi uscivano applausi. Poi il seminario coesione coesione coesione e alla fine ero cosí coeso che mi hanno staccato dal muro con la spatola.
- Sí ma mi dica perché ha bisogno di un grastroenterologo.
- Ho ingoiato la bandiera europea. Ha niente per evacuarla?


pic from http://static.open.salon.com/files/fine_gael1251941035.jpg

Monday, October 05, 2009

CEPU ti mette le ali


Egregio Segretario Generale della Pace nel Mondo,

con la presente lettera intendo candidarmi per il posto di coordinatore per la Pace in Valtrebbia. Innanzitutto volevo informarla che alla biblioteca di Ottone mi son fatto imprestare il rapporto sullo Sviluppo girevole, la Convenzione sui bambini poveri ma buoni che muoiono di fame atroce e gli Obiettivi per un millennio radioso e senza aloni. Mi ha colpito soprattutto la parola “obiettivi”.
Mi lasci dire che sono la persona adatta per quella posizione data la mia conoscenza del posto e ho già preparato una strategia: lei mi manda dodici massimo tredici caschi blu e ci facciamo l’occupazione militare della Valdàveto che la crisi del Cassingheno è risolta. Per l’accampamento ho posto dalla Taverna Gianfranca a Cerignale, per le esigenze dei ragazzi il pastore Erminio mi può fare un prezzo (dopo la transumanza). Se i toni si fanno, ecco, un po’ caldi, il Nando vien giù con la muta di dobermann che usa per scacciare gli sporcaccioni dalla riva di Corte Brugnatella.
Vorrei vieppiù segnalarle che ho un certo beggraun internazionale e umanitario, ho già mangiato sushi due volte e a Natale ascolto le canzoni che chiedono i soldi in coro.
Volevo specificare che tanti aspetti mi attraggono a questo lavoro ma soprattutto quella svergola di stipendio, compresi gli accessori e l’immunità eterna.
In vista del colloquio, siccome sono stato informato dei suoi gusti sofisticati, faccio pratica con la Manola nel finesettimana, quando torna dai giardini della stazione.
La lettera di referenze è nel ciclostile in allegato, la firma di Don Bruno è sotto la macchia di gutturnio.

Distinti saluti,

Belguglielmo



Oggi vi insegno l'Albania


* La bandiera albanese è pop. Come l’Union Jack, la Marilyn di Warhol e l’acconciatura dei Raeliani. Sta bene dappertutto e io mi son preso la maglietta, la tazza e la calamita da frigo. Per i portaceneri a forma di bunker chiedere all’amico Silvano, prezzi interessanti, pacchetto regalo.
* A Durazzo la spiaggia è sfruttata in tutte le sue potenzialità. C’è un calcinculo pericolante, postazioni di fucili ad aria compressa per sparare al volto di Milosevic, automobili che circolano tra i bambini che giocano a pallone, venditori di pannocchie tostate. Tra una sigaretta e l’altra si intravede un po’ di sabbia.
* Gli albanesi sono un popolo avanti e fanno del riciclaggio una filosofia. L’autobus 97 dell’ATAC ora collega i quartieri di Tirana, le sdraio dei bagni Marinella stanno sulla spiaggia di Durazzo e se a Cervia il cartello “supermerato da Giancarlo” è venuto via a poco prezzo, a Durazzo il supermercato si chiamerà da Giancarlo, e questo, siamo d’accordo, è genio.
* Gli albanesi sono un popolo avantissimo e fanno del massimo rendimento un principio cardine. Perché rimuovere un barcone arenato quando attorno ci si puo’ piazzare un patio, un’autoscontro, un chiosco, un parcheggio, e questo è solo l’inizio.
* Gli albanesi sono il popolo più avanti di tutti. Sono entrati in Europa senza trattato, gli è bastato l’euro e il matrimonio.
* Attenzione, gli Albanesi non ballano dopo il pasto, bensí durante. Appena servita una portata, sette generazioni di invitati si gettano nello spazio tra i tavoli e noi ci ritroviamo a danzare il Pogonishte con una coscia di pollo in bocca. Che io li osservavo attentamente e mi dicevo sembra facile, alzavo le braccia mano nella mano coi vicini, un passo a destra, uno indietro, uno avanti, poi uno che non si capisce se è avanti e indietro allo stesso tempo, insomma levavo sempre il ginocchio sbagliato, nonostante avessi tempo di imparare perché una canzone albanese non dura meno di quindici minuti. La cena, ovviamente, cinque ore e mezza.
* Il patrimonio musicale albanese tange quello delle tradizioni vicinanti, turche, slave, greche. Si può passare da indigesti pezzi tipo liscio da balera emiliana a sorprendenti composizioni ipnotiche prossime alle doine rumene.
→ Ascolta qui: prima parte / seconda parte.
* Un po’ come mi successe in Grecia, per sopravvivere in Albania ho dovuto tirar fuori la mia parte terrona. Tra gli invitati estoni, norvegesi e fiamminghi lost in translation, il Biondo il Moro e il Belguglielmo han trattato, barattato, gesticolato e rincorso il personale albanese che ancora ha gli incubi del sottoscritto che gli mima i cubetti di ghiaccio. Se volete vi insegno a mimare un cubetto di ghiacchio. E’ più facile che mimare un uovo alla coque.
* Non è vero che il telefono cellulare interferisce col controllo del veivolo. Lo hanno testato sonoramente per noi durante l’atterraggio i due individui con pochi denti ma molte cicatrici che hanno volato proprio dietro ai nostri sedili grazie alle premure della polizia ungherese.
* Noi che volevamo viaggiare local, pagare in lek e bere la birra Tirana, ci siamo ritrovati a bere più Peroni in quei quattro giorni che nei nostri trent’anni precedenti. Perché, come dicono le pubblicità, (...) dsfulghtjlj qsoifjfliglj dfiujxmbk Italia elegantjia.
* A un popolo che riesce a trovare fiducia nelle opportunità, nella lingua e nei prodotti del tuo paese, quello in cui tu non speri da un bel pezzo, non si può che stringergli la mano.
* Grazie a B. che ci ha regalato un week-end indimenticabile, come non me ne aspettavo più.

Sunday, October 04, 2009

Comunicato stampa


Sotto la capace e sapida organizzazione di Belguglielmo International, si è appena conclusa la convention annuale delle Città Brutte d’Europa. Sindaci assessori borgomastri valvassini e valvasselli si sono incontrati in un parcheggio abusivo per dibattere sul tema “asfaltare di più, asfaltare ovunque”. Il vicesindaco di Urania e la governatrice di Pornovia hanno diretto i lavori in sella ad una betoniera turbo fire special mentre il primo consigliere dell’Uglyshire ha allietato i delegati delle Città Brutte con una presentazione di 926 slides sull’interpretazione delle crepe nei muri nel suo distretto includendo l’elenco telefonico di tutti i residenti.
Ospite d’onore l’esperto planetario di erezioni storte Dr. Phd Prof. Carlo Masi della Castro University che ha ipnotizzato la platea sfarfallando i pettorali.
(Nella foto qui accanto, gli assessori alle macerie di Scrotovicza spiegano come hanno risolto la crisi versando le intere casse comunali ad una vedova nigeriana che manda loro e-mail molto convincenti.)
A tutti i partecipanti è stato distribuito il calendario delle testimonial Miss Viadotto Miss Gran Diga e Miss Pompa di Calore.
Unico inconveniente, non si è riusciti a dar via lo stagista nonostante fosse a prezzo scontato e intonacato di fresco.

pic from http://www.riverdolls.com.au/ken3.gif