
Marianna ha la nostra età e sulla carta lo stesso percorso. Il fatto è che null’altro della sua vita riempie gli spazi tra le righe del suo curriculum. Marianna è un’enciclopedia di inibizioni, irradia la sessualità di una scopa di saggina e possiede il senso dell’umorismo di chi ha sbattuto la testa contro la cattedra il primo giorno di scuola.
Indipendentemente dalla mia volontà, la categorie delle Marianne ha la capacità di risvegliare il programma Telefono Amico ed eccomi pronto a dispensare loro surrogati di lieto vivere. Dev’essere per quel catino di prinicipi calvinisti in cui la famiglia mi ha cresciuto: il senso di colpa giudeo-cristiano è una piramide rovesciata che poggia sulla testa di mia madre.
Cosí accetto l’invito a cena incurante del dispiego di segnali dissuasivi, piove che dio la manda, il raffreddore mi lacera la gola, gli automobilisti mi schizzano le pozzanghere sghignazzando, suona l’organo di Suspiria e il mago Otelma telefona per dirmi non andare.
Dalla sua bolla di trepidante attesa, Marianna invia un messaggino “ho un impermeabile color crema, cosí mi puoi riconoscere”. Cristo santo, sto guadando tre isolati per congratularmi di un impermeabile. Plin plon, annunciamo a Belguglielmo che il suo karma ha accumulato nuove miglia, plin plon.
Per lo meno questa volta non ha regalini da farmi scartare in pubblico, come quando tutta fiera sotto gli occhi commossi del cameriere estrasse dalla borsetta un pacchettino che avvolgeva una cornice. Dentro, una foto di noi due che sorridiamo. Qualcuno deve averle insegnato il photoshop, non ricordo affatto quello scatto, e poi io nelle foto non sorrido mai.
Mi spiega, sai per l’impermeabile, mia madre alla stazione non mi ha riconosciuto, allora ho pensato che potesse succedere anche a te, dev’essere per via della nuova pettinatura.
Marianna non capisce che sua madre, nei mesi tra una visita e l’altra, produce l’esistenza auspicata per sua figlia. La immagina sbarcare dal treno con un filo di trucco sul volto, sogna di rimproverarla per la gonna troppo corta. Sogna di un ragazzo sportivo al suo fianco, due figli vivaci. È pronta per oliare la loro tavola da surf. Sua madre, in stazione, aspetta un’altra Marianna.
Per lo meno questa volta non ha regalini da farmi scartare in pubblico, come quando tutta fiera sotto gli occhi commossi del cameriere estrasse dalla borsetta un pacchettino che avvolgeva una cornice. Dentro, una foto di noi due che sorridiamo. Qualcuno deve averle insegnato il photoshop, non ricordo affatto quello scatto, e poi io nelle foto non sorrido mai.
Mi spiega, sai per l’impermeabile, mia madre alla stazione non mi ha riconosciuto, allora ho pensato che potesse succedere anche a te, dev’essere per via della nuova pettinatura.
Marianna non capisce che sua madre, nei mesi tra una visita e l’altra, produce l’esistenza auspicata per sua figlia. La immagina sbarcare dal treno con un filo di trucco sul volto, sogna di rimproverarla per la gonna troppo corta. Sogna di un ragazzo sportivo al suo fianco, due figli vivaci. È pronta per oliare la loro tavola da surf. Sua madre, in stazione, aspetta un’altra Marianna.
pic from http://fc07.deviantart.com/fs16/f/2007/182/e/7/Waiting___Ruth_Fisher___by_the_real_Kamui.jpg
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