Chi?

Friday, July 31, 2009

Scricchiolíi



Ogni volta che torno a Provinzia per le vacanze invernali, mi incontro per una birra col Vale. Cosí, un po’ per fare il punto, un po’ per prepararci a quando berremo il whiskey da quarantenni divorziati. E niente, si passano in rassegna le vecchie conoscenze, e questo che all’ottavo fuori corso scappa nel giorno della finta laurea, e quella in cura psichiatrica che si fa ingravidare da un tossico, vedi alla fine noi siamo dei sopravvissuti. Da cosa, faccio io. Tutta colpa degli anni novanta, risponde saggio il Vale. Perché se c’era una certezza condivisa, questa concerneva lo squallore di quel decennio per chi vi adolesceva. Tanto condivisa da suonare luogo comune e compiacimento retorico, tipo quelli che si difendono col vittimismo eh ma oggi se ti dichiari comunista passi per appestato, oppure ma a noi di destra sai ci trattano da barbari. Ci ha provato anche Socci con la storia dei cattolici perseguitati, questo mentre il Pontefice scomunicava le conquiste umane degli ultimi centocinquantanni e per sicurezza anche quelle a venire. Però siccome le certezze scricchiolano, e l’amarcord rivendica un qualche suo oggetto di attenzione, di qui alla riabilitazione è un passo. Allora anticipiamola noi che c’eravamo, prima che ci scongelino LaBoucheCoronaThinkaboutheway Ringhidiriringhidiriringhibon e io capisca l’imbarazzo di mia madre quando facevano cantare Piero Focaccia alla Rotonda sul Mare.
Però una volta soltanto, che rovistare nella spazzatura va contro tutti i miei principi.
Scheletri nell'armadio - ascoltali qui
(
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Salve padre. Dica tutto figliolo.
Dunque, padre, sarà lunga.
(gli passo un auricolare)
♫ Ecco, questa è Mi rubi il sole: zarro pride! Spero dal più profondo del cuore che abbiano guadagnato abbastanza per fare le gare con gli scooter d’acqua e ubriacarsi in ciabatte per il resto dei loro giorni.
♫ E questi sono i Cinque. Non è veramente ninetees se non c’è una boys band. E un biondone col piercing.
♫ Questo è grave grave. La pornoinfermiera, l’uomo delle cinquantamilalire e un altro elemento che dirgli androgino gli si fa un complimento. In realtà sono stimati professionisti in Svezia (il baffone è un analista finanziario) e l’Esercito degli Amanti è uno studiato esercizio di eurotrash. Però il video di Judgment Day, quello era troppo.
♫ La cantante dei Republica l’avrei presa a schiaffi. Anche adesso. Samantha dove sei vieni qua un attimo.
♫ I KLF che storia! Che malati! Finì che distrussero il loro stesso catalogo.
♫ Dei One Dove no, non ci si deve vergognare.
♫ Pezzi precisi, timbri puliti, le Acque Cristalline sono state il riferimento della dance anni 90. Poi le hanno messe in una teca vicino al metro di platino-iridio.
...
(mi riprendo l’auricolare)
...
Allora padre, mi assolve?
Mmh. Due ore di Diamanda Galas.
D-due?
E stia lontano dai ragazzi col piercing. Pace a lei figliolo.


Tuesday, July 28, 2009

The Britpop trilogy - part 3



Da Wikipedia, l’enciclopedia che ha riabilitato gli oroscopi:


Belguglielmo è un innesto di spirito anglofilo, passaporto italiano ed alcolismo belga.
“Sono frutto di una sbronza di Ben Sherman e Dusty Springfield,” racconta di sé, “mi hanno barattato per una forma di parmigiano e lasciato crescere in val Padana”. Ma sulla sua origine le teorie divergono. “Era molto piccolo,” racconta in lacrime la madre, “dimenticai la TV accesa durante un episodio di Fawlty Towers. Non è mai più tornato lo stesso”.
Belguglielmo si considera prigioniero politico (mai guardato Benigni, Verdone o Pieraccioni) e si distrae con ingenti dosi di Absolutely Fabulous, Black Books, The IT Crowd, Gimme! Gimme! Gimme! e Little England, questo nel tempo libero.
Nel tempo pieno invece, si danneggia i timpani con l’Ipod. Ascolta compulsivamente Joy Division, Smiths e Saint Etienne che spera vedere un giorno esibirsi vivi e tutti insieme ad un festival di beneficenza per i ragazzi meno fortunati, cioè quelli nati sul continente.
Belguglielmo ama i concerti pop per ballare tra la folla, bere nella folla e limonare con la folla. Ritiene che la musica a basso volume sia un torto alla musica e anche al volume.

Sono nato britpopparo 3 – listen here
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I giorni che rimpiango: io e te, ci guardiamo nelle palle degli occhi, mi stringi la mano, corriamo a piedi nudi, ci abbracciamo e chissenefrega, così per sempre. Per tre minuti almeno.
Il Lampo Semina: e depone concentrati di melodia sbarazzina, tipo big-babol taglia spugna di mare. Gli inglesi apprezzano e gli commissionano un indimenticato inno per gli Europei.
Raffreddore da fieno: aaah il pop scozzese, un monumento gli si dovrebbe fare. Che poi non ho mai capito perché i Travis fecero il botto subito e invece i Sinatra da Pattumiera suonano ancora alle sagre delle vacche. Fatti del bene, comprati i loro dischi. Te li pago io.
Stephen Duffy, che tempismo, abbandona i Duran Duran appena prima comincino a vendere sette miliardi di dischi, per formare invece i Lilac Time che di dischi ne vendono sette (due sono in camera mia). Poi capisce come gira e si prostituisce per Robbie Williams. Proprio quando quello comincia a prender chili e parlare con gli alieni.
♫ Sì, i Dylans sono degli epigoni, e allora? Senza i “minori”, la scena non esiste. Loro si sobbarcano il compito di emulare i prescelti, loro si fanno dileggiare dalla critica, loro danno vita ad un genere. Sono i muli del britpop, onore ai Dylans. E poi cazzo, qui cantano “love” una dozzina di volte, se questo non è crederci...
♫ Son sempre stati un filo inquietanti gli Ordine Nuovo, originati da un suicidio ed in perenne morphing con i Commessi del Negozio di Animali Domestici (con cui peraltro si accoppiarono carnalmente in seno agli Electronic, Johnny Marr pure nella mischia). Regret è la cosa più nineties che si possa concepire.
♫ Dimentica i plagi di Lennon e T-Rex, dimentica la faccia da schiaffi e il monociglione, dimentica tutta la discografia, degli Oasis rimarrà solo quest’orgasmo neopsichedelico che neanche loro sanno come gli è venuto cosí bene.



Friday, July 24, 2009

Burning news



Questo sabato, 7 di mattina, gli italiani con almeno un punto sulla patente si sono messi in macchina, tutti, contemporaneamente (gli altri aspettano sul cavalcavia con i sassi in mano). Un numero a cazzo di milioni di famiglie sono in viaggio verso milioni di località balneari, le autostrade sono bloccate, vedi Cesara questa è l’A15 - l’Autosole - la Cisa - Roncobilaccio - Barberino di Mugello - il Frejus - la Dora Baltea e la Dora Riparia, una coda interminabile, la gente è bloccata, non se ne può più, i soccorsi ritardano. Colonnello farà caldo? Caldissimo, ecco avete sentito il clima è impazzito, che consigli ci date, non uscite di casa fino a settembre, ricoprite i bimbi di crema (immagini, i vecchi bolliscono nelle fontane, turisti obesi si passano il fazzoletto in fronte e se lo strizzano in bocca). Le città sono deserte, ecco vedete Milano (immagini, piazza Duomo, giapponesi fotografano il manto stradale), qui è tutto vuoto, la gente è partita, i rumeni si stuprano tra di loro. Ma non dimentichiamoci la crisi (immagini, Napoli, disoccupati mangiano immondizia), ah ecco ora aggiornamenti dall’estero, in Europa roghi dappertutto, l’incendio che sta devastando la Grecia ha raggiunto il Portogallo e già si teme per la California mentre nell’est Europa allagamenti del Danubio, ecco vedete quel lago? Sotto c’è Vienna (immagini, pianoforti a coda trasportati dalla corrente). Ma con questo clima, cosa potremo mangiare? Yoghurt, risponde Belén Rodríguez in collegamento tutta nuda, guardate come fa bene alla linea aggiunge, mentre si spalma lo yomo sui capezzoli. Sí ma lo yoghurt non basta, riprende l’inviato, infatti noi quest’estate ci diamo al formaggio, intonano in coro le Letterine mentre fanno il trenino in spiaggia ciascuna con una mozzarella nel culo. Ma dicci Gianluigi, e la febbre suina? E’ emergenza Cesara, tutta l’Indocina è in quarantena, c’è l’esodo, temperature record, i giovani si drogano sempre di più, dal mare sale una bestia scarlatta e l’angelo dell’abisso suona la tromba. Da Pinarella è tutto, a voi la linea.

pic from http://jackfrost.blog.co.uk/

Thursday, July 23, 2009

The Britpop trilogy - part 2



Il problema della british invasion è che dopo non segue mai l’occupation. Cioè quelli dovevano restare qua, mettere la Rai in protettorato e mandare alle Falkland tutta Radio Italia. Ma ti rendi conto, nell’81 parte Mister Fantasy, con Massarini vestito di bianco, più rassicurante del maestro unico, che apre la porta alle corrazzate di Adam & the Ants, Tubeway Army, Human League, un tripudio di ombretto e sintetizzatori, e da noi che si genera? Le cassettine Mixage con il singolone dei Ricchi e Poveri, che quasi ci tocca commuoverci a risentire i Righeira. La, languidi bri, bababababaciami, non so se mi spiego. Ci danno pure un’altra chance, c’è Videomusic, Suoni e Ultrasuoni su Raistereo2, i timpani italici si scrostano al suono british, e i nostri che pensano? Aò fichi ‘sti Oessis, píia ‘mpo’ quer tipo checce canta spiccicato cor nome uppo’ esotico checce fà er botto. Due sottaceti et voilà, Daniele Groff è servito in tavola, tanto Ramazzotti* vince il Festivalbar finché Salvetti non crepa di gotta. Che poi chissà che pensavano gli artisti quando sbarcavano al Roxy Bar dove Red Ronnie col cervello nel lambrusco li obbligava a duettare con Jovanotti. Noi, l’esterofilia a tastoni, nella gabbia dell’infinita provincia. Di là si sfornano mode, la Vivanne Westwoood, i punk, i new romantic, qua béccati i paninari, cosí anche la mamma in fondo è contenta perché si sa, le Timberland son scarpe che durano. Di là risorge il piercing, l’EBM, il trip-hop, per noi 883 e l’ermeneutica del flipper. Siano lodate le low-cost.

Sound: come fosse ieri. L’incedere epico, il falsetto di Tim Booth, il battesimo nell’acqua, i fiati santo cielo i fiati! Rimasi in trance davanti allo schermo, maledicendo poi Videomusic che si dimenticava di sottotitolare i pezzi. E provate voi a cantarla al negoziante, sai quella che fa Mavauuuuuuuh. Quante sòle mi ha rifilato prima di scovare quell’album magnifico. Che dico, ma-gni-fi-co.
A posto? A postissimo.
Gente comune: l’Enciclopedia Britannica non basterebbe per decifrare la formula alchemica di humour, cinismo e sociopatia che fanno di questa canzone, questo album, questo gruppo la summa della bla bla bla - ballatela gente, ballatela e basta.
Saint Etienne: che cosa? Mojo pubblica uno speciale sul britpop e non mi consulta per scegliere quale pezzo dei Saint Etienne è il più meraviglioso tra i meravigliosi? Io che ho tutti gli album le edizioni limitate le raccolte giapponesi? Io che volevo sposare Sarah Cracknell? Io che impazzivo per iscrivermi al fan club? Che bisognava mandar loro 3 sterline e un francobollo con la Regina, roba rara in Valpadana, ma loro che stile eh. E comunque ho deciso, sui Saint Etienne devo aprire almeno tre blog di approfondimento. Mandatemi 3 sterline in busta chiusa, now.
Ciarlatani, gruppo tutto di un pezzo. Mai uno sputtanamento, una collaborazione sbagliata, una sbavatura estetica, questi sono gli integralisti del britpop. Santi subito.
Paul Weller, lui, l’icona di ritorno, il musicista rigoroso, l’uomo senza fronzoli, l’autorità virile, la guida venerata. Finiti i Jam troppo presto, gli Style Council troppo tardi, si ritrova una schiera di adepti schitarranti che lo riportano in processione. La pettinatura però potevano anche lasciargliela a casa.

* Ramazzotti è un virus diffuso dalle pizzerie in modo endemico tipo i conigli in Australia solo che non gli si può sparare.


Tuesday, July 21, 2009

The Britpop trilogy - part 1


Dicevamo, mi guardavo le scarpe. Lo struggimento a suon di buona musica, io chiuso nella mia cameretta a sfogliare i libretti dei ciddí della 4AD e della Creation. Senza peraltro capirci un granché visto che non riportavano i testi e la grafica di Vaughan Oliver era puro virtuosismo onirico. Ma come numerosi esperimenti possono dimostrare, l’adolescente evolve anche isolato dal contesto prossimo, nel mio caso il paesino padano col suo campanile e i suoi campi di pomodori. Poesia della vita in campagna, ho sentito bene? È la tua ultima risposta? Complimenti, vinci un soggiorno luglio-settembre in una sala giochi della Valnure, con gare di petardi e deportazione settimanale in parrocchia. Mettitelo bene in testa, la provincia è la geografia della noia. Detto altrimenti, dove c’è asfalto, c’è civiltà. Quella che a me arrivava via satellite. Una delle prime paraboliche taglia Echelon venne infatti installata sul mio tetto. Quando volevi passare da Astra a Hotbird, l’antenna ruotava rumorosamente su se stessa annunciando al vicinato che andavo a trovare Lilo Wanders sulle TV tedesche. Dopodiché 120 Minutes e Alternative Nation su MTV, quella vera. Cioè Toby Amies, mica Maccarini. Lí, il britpop mi scoppiò in faccia come una rivelazione.




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Tied to the 90s: il mio cane si ricorda ancora con terrore di quel video. E del suo padrone euforico che si ostinava a far ballare uno schnauzer.
Il giorno in cui prendemmo il treno: “You and I should ride the cost and wind up in our favourite coats”, pura letteratura in 3’06”, niente di più potente è stato scritto negli anni ’90. Noi il treno lo prendemmo davvero.
Nitrato animale: e io che ne sapevo che si parlava di ossa rotte e animali da letto? Comunque Brett, che gran classe.
Christine: mi sbucò da una videocassetta, quelle che lasciavo andare a velocità dimezzata la notte per catturare i video e poi passarli sui nastri da 90. Il Boulevard des Clips su M6 era una miniera.
Way behind you: il pop non si spiega. Sboccia cosí, e cosí va consumato.
Burn baby burn: la bomba. Un giorno la passeremo ad una festa, correremo tutti per la casa, rovesceremo ogni cosa e saremo felici.
Waking up: sí, è un mezzo plagio degli Stranglers. Considerando che altri loro pezzi erano plagi completi dei Wire, questa gliela passiamo.
Ragazze che sono ragazzi, a cui piacciono ragazzi, in vacanza, in Grecia. E se non fosse abbastanza, il video con l’acquasplash, bisognava osare. Ma il britpop è questo, la rivincita della lower class. E attenzione, dice “love in the 90s”. Lo dice proprio.
Luna amara: A giudicare da google, sembra che di loro mi ricordi solo io e qualche mercante su e-bay. Eppure fu clip della settimana su Videomusic. Comprai anche il vinile. Dev'essere stato qui il primo segno di militanza.
Big city: fu la sigla settimanale di un programma con Mixo. Commozione, prego.




Friday, July 17, 2009

Ascesa e caduta di una giornata al parco



Disdica, disdica tutto! E l’udienza col magnifico rettore di Lovanio Reloaded? Annulli. La videoconferenza in 3D con l'equipaggio dell'Enterprise? L’aperitivo col Segretario Generale per la Miseria e la Distruzione in Africa? Anche il massaggio rumeno a domicilio? Disdica tutto le dico.
Ho fissato un appuntamento che non posso mancare col parco del Cinquantenario, due ore di rigenerazione - ad emissione zero! - disteso sul prato, fratello sole, sorella luna, passerotti ricopritemi tutto.
Eccoti parco, io calpestarti soffice, respirare verde, rinascere biondo. Scruto rapido la circostanza, no animali sopra i cinquanta centimetri, no esseri umani sotto i cinquanta centimetri, m’insedio motivato come un padre pellegrino, mi sbottono disinvolto come una bagascia e sorrido alla famigliola dell’Acqua Panna.
Suddenly un boato in crescendo, il krakatoa in dolby surround, io so-pras-sal-go e tra-sa-li-sco (97 punti a Scarabeo): il monolite di Odissea nello Spazio è allunato nel parco e spara “I LIKE TO MOVE IT MOVE IT”, intorno quattrocento originali di Fai Ginnastica Con Barbie si dimenano sincronizzati mentre lassù passeggeri della Lufthansa tengono il ritmo battendo le mani. Tipo la Bose ha invaso il Belgio con l’esercito di Non è la Rai, solo che Ambra non sudava sul tuo divano. Cioè non intendevo. Poi a raffica le compilations di Albertino per Abu Ghraib, ma io sono già alla fermata del bus in una pozza di sangue. Rond-Point Schuman, pace e aria buona su quattro corsie semaforizzate.
Non voglio vedere più nessuno, comincio a studiare gli orari dei passaggi estivi. Proprio sul più bello (attenzione! mercoledí il 79 fa due corse meno!) la temperatura scende di dieci gradi, un sottofondo di gregoriani suona al contrario e mi saluta la Morte Nera.
Da-da-da-daan.
Non quella che conoscete voi, che tiene la falce e gioca a scacchi sulle spiagge danesi, no, questa ha la ventiquattrore, il paltò frescodilana e la calvizie incipiente. Gildo! che sorpresa! arrivi ora dall’uff – merdanondovevodirgliufficio nondovevodirenulla sonomutosonoassorto sonounquadrodiEdwardHopper – sono fottuto. Cioè non fraintendetemi, il personaggio è quanto di più buonanima la parola buonanima voglia dire. È che sta attraversando una fase mortifera. I concorsi lo stanno uccidendo, ogni concorso lo segna nella carne, e lui li fa tutti, a tutti i livelli su tutte le specialità, giusto un segotto sul manuale aperto tra un concorso e l’altro, in attesa dell’orale. Signor Barroso, mi dia retta, se lo prenda a scatola chiusa, questo le riscrive i trattati nelle 26 lingue ufficiali più i riassunti in Basco e Frisone. Che poi poraccio io lo vedo già, all’ultimo gli chiederanno proprio quella sentenza che sta nelle due pagine di manuale che si sono appiccicate. Ma dai stai tranquillo Gildo, andrai alla grande, guarda un po’ arriva il mio bus, tante cose neh. Ehi, ma poco fa queste due rughe non ce le avevo.


Sunday, July 12, 2009

Inner sensation



Non è retorica, il compleanno logora davvero. Il mio corpo lo sa, prima ancora di aprire gli occhi e infilare le ciabatte e pensare cazzo oggi è il giorno, prima insomma di innescare l’autocoscienza, il malessere già pervade, approssimativo e bastardo. Che mica è colpa dell’ora, la radio si accende esattamente come gli ultimi mille giorni, e nemmeno del tempo, sulla modulazione di grigi a cui il Belgio mi ha abituato. La sensazione interna è quella di un trasloco organico, io dormivo e – taac – tutte le mie cellule hanno compiuto una rotazione; sta alla mia cognizione trovarvi la logica e al mio stomaco assorbirne la vertigine. Che si fa, ci si butta, non c’è scampo, corri questi giorni, organizza, consulta, saluta, brinda, gaffeggia, cosí dev’essere, punto di partenza il lancio d’e-mail e punto di arrivo l’aspirina della domenica. Il bilancio (gli adulti fanno i bilanci no?) comprende distribuzione di birre, regali apprezzatissimi e il sorriso degli amici che contano. Il Roskam fa fumo, e fa il suo dovere. La serata Bitchybutch ha il calore specifico di un altoforno, ma io avrei ballato anche su un barbecue acceso. Qui sotto, suoni da ballo, (link alternativo), il dj non era quello lí in foto ma il pubblico del locale insomma, sí.
Quellaragazza° mi dice ma spiegale un po’ ste canzonette, ed ora le spiego, ma solo in onore della sua trasferta per gli Underworld, perché la siciliana che mi ha affibbiato l’altra sera, vogliamo parlarne? Millecinquecento parole al minuto, tipo che cinque radio accese non sono piacevoli, e mi scarica in un aperitivo la dose di conversazione che concedo ad un individuo nell'arco di non meno di ventiquattro mesi. Dai, riportamela nella caverna.

♫ Dunque gli Housse de Racket, son francesi, lo senti il synth vintage strappato a Discovery? Forty Love è l’apertura per eccellenza, anche se poi corre che sembra il concentrato della colonna sonora di un telefilm d’azione dell’82.
Tetine e Télépathique son gli arieti del baile funk, sempre al limite del pessimo gusto. Il remix dei CSS (anche loro bravini eh, pero’ in concerto insomma) dicevo il remix tira su il pezzo e noi già si balla.
Minitel Rose son dei simpatici cazzari (celebrare il Minitel, hai presente) che inzuppano la house nel gusto cheesy che ai francesi vien cosí bene.
♫ Gli – aspetta che controllo – Oszibarack, tieniti forte, son polacchi, anche se il nome è “pesca” in ungherese. Quando leggerò correntemente il polacco ti dirò cosa rappresentano, per ora mi gusto il loro suono sbilenco (Moloko?). Ah, quando li ascolto vedo tutto arancione.
♫ Gli Spleen United son danesi, quindi rispetto d’ufficio, e Suburbia è, che dire, perfetta. L’attacco un po’ truzzo che ti dici i 2 Unlimited, poi invece il cantato scorre deciso e arriva l’uh-uh, io massimo rispetto per chi ancora mette gli uh-uh o i clap-clap negli anni 2000. Poi le canzoni sulla città son sempre una garanzia (“I built this city” dei Baxendale per esempio), anche se Suburbia dei Pet Shop Boys era una ciofeca ma loro con West End Girl gli si perdona tutto. Questa Suburbia invece, senti che finale ossessivo, peccato finisca cosí presto che io sto ancora ballando, ovunque mi trovi. E la devo riascoltare, riascoltare, riascoltare.
Kuemmer dich (no il nome del gruppo non lo riscrivo, tanto anche se lo googoli non vien fuori nulla) è uno spettacolo, non capisco proprio perché non la mettano in tutti gli stereo radio discoteche del pianeta, finirebbe di colpo la crisi, devo scrivere a Ban Ki Moon.
♫ Oh, il pezzo di Sebastian Komor c’ha una storia. Ero ad Atene, da solo, pallido come una naftalina e mi son detto veh che c’è ‘sta serata gothic andiamo un po’ a vedere i greci sotterranei che mi ci confondo. C’era un dj teutonico, le ballerine spiritate, insomma era una serata gothic, e poi parte questo pezzo, truzzissimo siamo d’accordo, e immediatamente tutti gli anfibi borchiati si riversano in pista che mi credevo a Pankow nell’85 e invece ero ad Exarchia nel 2008.
♫ I 9 minuti di Rafale, niente, sono il manuale di come riempire 9 minuti di perfezione house, che quasi te lo vedi che l’ha fatto solo per tirarsela. E fa bene.
♫ I Numéro# son canadesi e probabilmente giovani giovani, tutte le canzoni per autodistanziarsi dagli stereotipi della coolitudine ma sempre cercando di far ballare le tipe, insomma ogni volta che ascolto le parole mi fan sorridere e per questo gli voglio bene.
Carolina & Franco si son conosciuti in negozio che compravano lo stesso disco, "Don't break my heart" di Den Harrow, lui fa il dj incompreso nella sua camera da letto, lei poche amiche e troppe pasticche, si innamorano a bassa voce ma insomma la vita è fragile. Lo so che la biografia ufficiale dice tutt’altro ma io me li immagino cosí per i tre minuti di Always you.
Bomb the Bass, qui siamo ai fondamentali, loro c’erano prima (Beat dis) ma non è questo il punto. Il punto è che ero sull’ICE che tornava da Francoforte e il mio Ipod mi butta fuori questo pezzo, capisci, fuori ci sono le stazioni tedesche e i graffiti sui muri dei capannoni, e “my future don’t smell like magazines”. Mi sono dovuto comprare il vinile per possederlo ancora meglio.


Friday, July 10, 2009

Ho scopato Guy Debord





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Esegesi retroattiva:

♫ Io a quelli di Trax (la rivista) gli voglio bene, quante cose mi han fatto scoprire, però al disco dei Cut Copy gli han dato solo 7 su 10, loro che affibbiano 8 stellette a qualsiasi maxi col suono di un citofono. Ma dico, finalmente un album elettronico con tutti i pezzi upbeat e cantabili, strofe e ritornelli, quanto gli si dà? 10 stellette 10 gli si dà!
♫ Uno gironzola per i blog e anziché scaricare porno come tutti gli altri alla fine si trova con musica che chissà da dove proviene. L’hooligano atomico, nome che neanche la band dei compagni del muretto, questi non li ascolterò prima del 2020. Invece vien fuori questo pezzo da 9 minuti (e 9 minuti per una canzonetta equivalgono a 700 pagine di un romanzo russo), che sí, parte lento, ma furbetto perché lo capisci benissimo che tra poco s’impenna e spacca. E spacca davvero.
♫ Vabbé c’è il nome (Bitchee Bitchee eccetera), poi il pezzo si chiama “Fuck friend”, insomma la inquadri subito la wannabe-artist libertina perché ricca di famiglia e che che se la tira alle feste (I made this track you know, for Kitsuné you know, want some flake?). Però tutto quello che Brodinski e Yuksek toccano diventa oro.
♫ All’artista dell’anno stringerei calorosamente la mano. Non solo per l’alias, ma soprattutto per questo brano dal ritmo avvitato che quando ingrana al 0’30” non riesci più a star fermo. E poi le risatine e gli oh-oh, suona come una festa di studenti sovrappeso che fanno la battaglia coi cuscini.
♫ Lo Shinichi fa un po’ il primo della classe, con gli stacchi perfettini, i riverberi, i crescendo, insomma tutti i crismi del caso, e l’album è quel che si dice roba onesta e di buona fattura. Ci sono anche un paio di featuring con le Au Revoir Simone alla voce, però lo Shinichi lo preferisco puro come qui in “Last days”, che le tre marie diafane con la diamonica Bontempi mi appassiscono i coglioni.
♫ Gli Holy Fuck li ho scoperti grazie a Tracks (la trasmissione) che li mostrava alle prese con il recupero di ogni sorta di cianfrusaglia elettronica, tipo ti svuotiamo la cantina e con quello ci facciamo un disco. Puro genio.
Ero un giovane adoratore di Satana. Altro da sapere?
Juri Gagarin nasce a Klušino da padre falegname e madre contadina. Si diploma all'Accademia Aeronautica di Orenburg e nel 1961 viene scelto per il primo volo spaziale con un essere umano, cioè lui. Compie un’orbita ellittica attorno alla Terra alla velocità di 27.400 km/ora durante la quale le sue cellule ringiovaniscono di quindici anni, i capelli si ricoprono di studio line dell'Oréal e Miss Kittin gli appare sotto le spoglie della cagnetta Laika. Atterra direttamente in una discoteca di Amburgo dove tutt’ora si diverte ad ubriacare le ragazze con la frangetta.
♫ Pagherei per passare una serata con Yelle. Peccato per voi che non parlate francese.
♫ Il big beat, quando venne fuori, gran bella storia. Però caro Norman Cook, son dieci anni che ce la meni, fuori il mondo è cambiato, ora ci sono internet e Myspace, capisci? Quando sento il tuo album coi BPA mi vengono in mente quei cinquantenni che al bar di paese ti buttano lí tipo “forte la squinzia eh?” o “raga stasera si va a ballare” e tu ti domandi se la moglie gli stira ancora la giacchetta jeans per troppo amore o per sottile vendetta. Quindi caro Norman, piantala con quegli album patetici e concentrati piuttosto sulla tua etichetta che le nuove leve ti vengon su bene. Vedi gli Whip per esempio.
♫ Dei Plastic Operator, un geek sta ad Anversa, l'altro a Montréal. Si sono conosciuti sul forum "Postal Service is the best band EVER" dove si esercitavano in varianti di elogi al Best Album EVER (Give up) e si scambiavano memorabilia per corrispondenza. Ci siamo passati tutti, no? No, ma fa lo stesso.


Tuesday, July 07, 2009

Guardarsi le scarpe e sentirsi felice






Sto per ricevere un regalo di compleanno graditissimo. Me l'hanno lasciato scegliere. Io alle Gola non so resistere, le amo talmente che non riesco nemmeno a gettare le vecchie paia crivellate dalla troppa vita. Hanno calpestato la città, calpestato l’Europa, il fango dei parchi e la birra dei locali, con quell’eleganza di un Dobermann che solo la linea Chase può vantare.







Non so cosa indossassero gli shoegazers, forse le Converse da rockettari, forse le Adidas da britpoppari, di certo non li ricordo per il loro look. Fa piacere, e quasi mi commuove, constatare che a vent’anni quasi di distanza ci siano ancora band che si rifanno alla loro elaborazione musicale della sfiga. Muri di fuzz, riverberi, dreampop, un eccesso di lacrime e di zucchero. E nel gruppo, una delle più belle canzoni del decennio, per possedere il cielo.



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Saturday, July 04, 2009

Un'amica è per sempre


Hello Rachele,

tutto bene? Come te la passi ultimamente? Vero che avrei potuto mandarti un'e-mail o un sms o una cartolina o un saluto tramite amici comuni, ma tu brava che dopo soli 36 mesi sei riuscita a digitare il mio cognome correttamente e trovarmi su Facebook! Sí hai ragione, potremmo vederci una delle prossime sere. Accordiamoci sul significato di "prossime". Mi ricordo ancora l'ultima volta che ci siamo incontrati, quando mi hai strattonato fuori dal Corbeau, cacciato tutte le amiche a borsettate, poi tentato di ubriacarmi al Goupil le Fol e di stuprarmi in camera tua con lo champagne in mano. Bei ricordi, eh. Specie quando è rientrata a sorpresa la tua coinquilina, cosí ho potuto sgattaiolare fuori anziché gettarmi dalla finestra. Avevo già preso le misure. A proposito, come sta la tua coinquilina? L'ho incontrata almeno un paio di volte a delle feste in città, ma il caso non ci ha permesso di salutarci a dovere. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo era infatti impegnata a scrutare l'orizzonte prospettico o le mattonelle del pavimento. Strano non si ricordasse di me nonostante avessimo passato una serata gomito a gomito qualche tempo prima. Era il mio compleanno. Lei non era invitata.
A proposito, ho rivisto un paio di amiche tue. Gemma, per esempio, quando sono andato al suo matrimonio e tu non c'eri. Ti aveva prepagato la camera in albergo e prenotato il taxi all'aeroporto e organizzato la serata con gli amici, sai come sono le siciliane. Hai ancora il suo numero di telefono? Ecco, cancellalo. Sai come sono le siciliane. E Petruska, che eravate culo e camicia? Ti posso assicurare che non era una spia russa come hai dichiarato pubblicamente dopo che mi aveva limonato. Le chiedevo appunto di te ma non siamo riusciti a finire la conversazione perché porella le venivano certi conati.
E Jenna l'australiana? Quella che ti portava a tutte le feste perché col fisico da surfista collezionava inviti. Sembra sia fuggita da Bruxelles. Io l'ho cercata la galleria che dicevi tappezzata delle sue foto pornografiche ma all'indirizzo che hai ampiamente disseminato c'era solo un antiquario.
A proposito, abiti ancora nella stessa via? Fica quella casa, cosí centrale, con la finestra a cui ti appostavi per vedermi entrare allo You le sere in cui il telefono non mi prendeva proprio. A proposito, hai cambiato numero? Era l'unico che mi faceva squillare il cellulare regolarmente attorno alle tre di notte. Però facevi bene, gli stalker sono una cosa seria e occorre parlarne. Io per esempio ne ho informato la polizia, sai un congolese culturista tatuato e aggressivo bisogna tenerlo a freno. Certo che la tua coinquilina poteva dirmelo prima che questo entrava e usciva dal tuo letto.
Che ne dici di una birretta tra 36 mesi?

tuo Belguglielmo

Thursday, July 02, 2009

Spunti per conversazioni sulla morte di Michael Jackson



1. Parliamone. Parliamone. Parliamone. Ancora.
2. In effetti non stava tanto bene
3. Attenzione, i fratelli sono vivi
4. Finalmelmente i figli potranno mettersi uno chador più casual
5. Non poteva sfracellarsi su Mariah Carey?
6. La salma non è biodegradabile
7. Da morto è ancora più sexy
8. Può ancora divertire i bambini: lo si gonfia di elio e ci si gioca con gli spilli
9. Chi darà le crocchette alla pantera?
10. Meno male che alla radio passano anche le pubblicità

Diversamente atletico


Tante cose ho cominciato in tarda età, e non è il caso di star qua a menzionarle tutte. Una di queste è la palestra. A trent’anni ho infine realizzato che fiocchi d’avena e fermenti lattici, quelli che fanno la pelle di seta e le chiappe di marmo ai modelli degli spot*, non funzionano se alternati a salume di cinghiale e birra trappista. L’ho testato per voi, con perseveranza. Ora che ci ho guadagnato la silouhette di uno zaino Invicta anziché il nobel per la medicina, è il momento fare conoscenza con una dimensione nuova: il sudore.

La prima palestra ha il sapore dell’indugio, un po’ come il primo ballo, quando temi che tutto il locale stia sorridendo dei tuoi ancheggi (solo l’esperienza ti confermerà che era vero). Per inciso, quando scendo in pista io, anche gli sgabelli del bar vanno in orgasmo. In sala attrezzi, mmmh, è un altro discorso. È che ci sono un paio di circostanze che mi inibiscono.

La prima si verifica quando il tapis roulant tocca inspiegabilmente i venti nodi marittimi. Nonappena alzo lo sguardo supplice che neanche Jim Caviezel, sono già sotto ipnosi della signora intronizzata sulla macchina per l’interno coscia. Dietro un fine strato di lycra, l’origine dell’universo si schiude e si richiude ad intervalli regolari come le capesante nel Mediterraneo. Impossibile schivare l’imbarazzo, la UrFrau ti possiede ineluttabile mentre sfoglia con quiete olimpica le cinquemila pagine del Codice Da Vinci.

La seconda inibizione è circoscritta alla sala macchinari da tortura. Avvicinarsi al reparto pesi con il programmino stampato dall’istruttore è come presentarsi al night col grembiulino delle elementari e chiedere a Jessica Rizzo il divanetto per finire i compiti. Tutti gli strumenti compresi i termosifoni sono infatti occupati dalle appendici spurie di Jean Claude Van Damme. Sempre. Anche da prima che ce li mettessero. Condividono un tacito patto di virile e mutua ammirazione nonché un unico intelletto, un po' come i cyborg di Ghost in the Shell. Quando un membro del gruppo si cimenta col sollevamento di un quintale di ghisa in più, gli altri maori si stringono a cerchio per approvarne l'impresa. Io mi domando e chiedo, ma perché invece non se ne vanno direttamente in spogliatoio a misurarsi il pisello? Che ci guadagnerebbero in tempo e soddisfazione. Che tanto di muscoli ne han già pure dietro le orecchie, e io devo ancora finire il mio diligente programmino coi manubri di gomma espansa.

*assieme alle schiume da barba ed ai profumi che costano da soli come tutto un corridoio del Lidl