Chi?

Thursday, November 18, 2004

Saggio sull'accelerazione della storia


Quante volte vi è successo che due ragazze, bionde per inciso, vi propongano di trasferire il rispettivo paio di birre e di tette al vostro tavolo? A me una sola volta, venerdi’ scorso, ed è esattamente in quel preciso momento che Catarrino fa la sua comparsa nella mia vita bruxellese. “Figurati che volevo mandarti un sms!”, mi fa lui raggiante; “figurati che volevo mandarti a cagare!”, avrebbe richiesto il copione, ma Catarrino non merita certe risposte, bensi’ un pitale di Leffe sotto il naso, e cosi’ infatti è stato.

Premessa con sottofondo di Radio Svizzera Italiana.

Più e più volte mi ero soffermato davanti alla vetrina della libreria di seconda mano sulla strada per il Parlamento, ma eccetto la Guzzi parcheggiata all’interno, nessun segno di presenza umana; fino al giorno in cui intravidi l’ineffabile libraio e riuscii a farmi vendere un breve saggio di Halévy. Cadeva la festa europea dell’allargamento e, con il libro sottobraccio, quel giorno anch’io mi sono allargato, con la Slovacchia per la precisione. Se il mondo avrà una grande anima, anch’io voglio fare la mia parte. Del “Saggio sull’accelerazione della storia”, due sono i concetti da annotare: il primo è che gli allievi di Aron sono un valore sicuro, la seconda è che la storia va sempre più veloce. Per esempio, all’inizio

ero spaesato

confuso

annoiato,

per ingannare il tempo contavo i cioccolatini della vetrina di Godiva. Ma poco a poco la corrente mi ha lambito, fino a trascinarmi nel turbine dell’ultimo anno e mezzo. In ordine sparso: i brunch al loft di Dai & Mai; la campagna elettorale in Toscania; la goliardia fiamminga a Lovanio; le vacanze sui Carpazi; i 150 invitati di Anna; la prima rapatura che spavento – e che piacere strano; le cene slovacche; le serate Bulex, tranqui-underground; Vale e Giip nella discoteca per minorenni di Texel; il farewell party di Ms K. (i quadri di Brueghel sono più vivibili); la notte bianca prima del volo Ryanair; la Buchmesse di Francoforte con Jayboy e Audrey Tautou; la disoccupazione e il trasloco nel quartiere turco; le Robot in Disguise in concerto al Botanique (concerto?); le pute afro al Living Room e i loro papponi russi; l’aperitivo con Fiorella circondati da alcolizzati; la chanson française sulla chiatta; i colloqui dalla Direttrice, pensiero frequente che diventa indecente; i Blondie dal vivo e Alexander Hecker e i Calexico; la singer’s night al Sounds jazz club; il rave al parco dell’Atomium; Bertina alla serata funky, noi due sudati come bambini; la pista girevole del Mirano. L’intrammezzo della discesa in Italia merita la segnalazione del rituale svizzero: io e Dai in religioso ascolto della play-list di Rete Uno, che non rinnova gli archivi dalla scomparsa del vinile e ci regala Alan Sorrenti, Ron, Scialpi, la Rettore, intrammezzati dalle previsioni elevetiche: schiarite favoniche, sole a tratti. E la luna? Busso’.

La ragazza che crede di essere una tavola

Vero è che quattro ore di olandese ogni mattina equivalgono ad un dado maggi nel caffé, ma dovevo pur trovare, per scendere dal letto, una ragione un po’ più lungimirante della vescica piena. Segnalazione per Brigitte la nigeriana, la nostra quotidiana razione di Beckett. “Wat is dat?” “Brigitte!” “Neen, dat is een tafel. Een tafel. EEN TAFEL! Wat is dat?” “Brigitte”. Cynthia, invece, viene dalla lettonia e fa la dj, non so se mi spiego. Questo week-end è stata alla techno parade di Gand, e da quando è tornata le esce luce dalla bocca. Ha provato a raccontarci le serate ma a noi sembrava leggesse una partita di scarabeo (techno, musica bello – stanca molto – capisci, ballano, io oggi in discesa). Se Cynthia avesse una cerniera sulla schiena, all’interno non troveremmo nient’altro che una diffusa fosforescenza.

E Catarrino in tutto questo?

Nulla di cui appena sopra posso offrire all’ospite provinzino, bensi’ un dignitoso week-end lungo di aperitivi e incontri occasionati con personaggi vari, tra cui i cattivissimi buttafuori della festa stagista, Dai il gran cerimoniere, gli Jaybuds; segue varia ma inagevole femminilità tra cui la coppia di slovacche in tour e Giada, la cui eleganza ha a che vedere con Jean Paul Gaultier che balla nudo nella collezione di scarpe di Imelda Marcos.

La pagella del week-end.

Catarrino sbarca con un seguito di Matrioske: un amico provinzino con un altro amico provinzino con un altro amico provinzino. Apre la fila Ditaliano, ricercatore, 25 anni di cui 20 trascorsi nel secondo episodio di Porky’s.
Catarrino è carico di motivazione, ma la familiarizzazione con la birra stenta a decollare e quella col francese, beh... Chiede tre birre medie e ritorna con otto piccole, i linguisti ancora si interrogano, i presenti scherniscono ma poi bevono. Socializza con facilità, cucina con zelo, accetta ogni proposta anche se molla la presa insospettabilmente presto. Eppure la serata Crema & Gusto non era niente male. Scarsa prestazione al gioco a quiz nel pub irlandese: dei suoi due suggerimenti, uno è con la calcolatrice, l’altro è cannato secco. Voto finale: in prova, deve solo installarsi meglio sul seggiolino.

Epilogo

Quando ho finito di leggere Halévy, la libreria ha chiuso i battenti. Borges se la ride da lassu'?


Tuesday, September 21, 2004

Vieni da me che ti cucino


- Siiiiii pronto? Quando? Oggi? Subito? Sul tavolo della cucina?
Non so spiegarmi il motivo, o forse è perché ho ascoltato troppo britpop, ma ho la netta sensazione di essere - mio malgrado - la calamita umana per gli ormoni delle inglesi espatriate. Per esempio Rachele, basta che io la saluti e quella si tosta il pane tra le cosce. E vieni a casa mia, e bevi un altro po', e cantami una canzone, e mettiti la frutta in testa, tutto conferma l'equivoco di base, e cioè che la girl più che un italiano vuole portarsi a letto un quadro del Caravaggio.
- Oh wonderful, alloua ci aspecciou, mi fa Rachele con il suo entusiastico italiano, assemblato in Veneto e corroso in Sicilia.
Mi lascio adagiare in un letto di lattuga, mentre la tory da combattimento incalza - non cuedi che John Major è sciacio molcio socciovaluciacio?
- The closest thing to heaven is to rock'n'roll, faccio io, ma non è che possa sostenere un'intera conversazione a suon di canzoni del cuore, soprattutto se Rachele comincia ad accarezzarmi gli avambracci con prosciutto affumicato.
- Lou sapevi che la Thatcher eua fillia gi un giuoghieue? Sì che lo sapevo, e pure che la regina Vittoria copriva le gambe dei tavoli, però non con spatolate di salsa tartara come sta facendo Rachele sui miei polpacci. E cerco di dissuaderla nel mio stentato inglese, ma i vocaboli piovigginano nella conversazione approssimando grammatica e sintassi, come acqua frizzata per l'uomo all'incirca. Finché due rapanelli nelle orecchie mi catapultano in un film muto, impotente spettatore di Rachele che fruga nel cesto di vimini. Aspetta un momento, avevamo detto niente sedani!


Saturday, September 04, 2004

Sai Baba al mercato del pesce


La mattina successiva alla tracimazione del mio intestino, trovo un post-it sul frigo "chiama a casa" firmato "la tua coscienza". Già, e chissà dov'è stata quella baldracca... (pausa cozza prima)
Prima di visualizzare la cornetta e ripassarne mentalmente le istruzioni d'uso, realizzo che la giornata sarà scandita dall'evacuazione dei coloni dai territori occupati, insomma pause rutto quante le cozze, Mississ Dalloway à la marinière.
- Ciao ma', news di lavoro!
- Quanto ti danno?
- Mannò, è solo un colloquio. Con un'associazione tibetana.
- Vabbé. Sempre meglio che Al Qaida.
(pausa cozza mammola)
Ripassando mentalmente le mie nozioni buddiste, il villaggio dei bonzi con il grande bonzo e la bonzetta, infilo scarpe di legno, completo estivo e mi fiondo all'appuntamento attraverso il quartiere africano (pausa cozza d'avorio).
- Salve sono Belguglielmo e questo è il mio kharma equipaggiato, con airbag in pelle di lama.
- Accessorio atzeco, vuole forse dire?.
- Pardon, un lapsus sincretista: da bambino ho sbattuto contro un tomo di Eliade.
- Mai scherzare col sacro.
- Sennò mi sculaccia la dea Khalì?
- Non glielo auguro, è ambidestra.
E fu così che quasi dal nulla, invece di una replica, materializzai una cozza.