Chi?

Sunday, September 15, 2013

La virtù dei forti, ma anche di quelli così-così



Belguglielmo ma quanto tempo ma dov’eri insomma raccontaci - avete ragione ragazzi, è che su internet c’è troppa pornografia e mai abbastanza tempo per guardarla tutta. E poi dovevo aggiornare i dispositivi, sapete che son meticoloso.

Intanto ho scaricato gli aggiornamenti. Verificate le quindici toolbar, tutte ben  operative, ho adempiuto la corrispondenza personalmente, non si dica che sia un blogger negligente. Non si dica che sia un blogger, se è per quello. Espletato il carteggio - sù segnatevele queste parole che stupite i colleghi in pausa pranzo - ho iniziato a studiare le istruzioni del cronometro da corsa che mi ha regalato la mamma. Siccome la sezione in polacco mi sta facendo tribolare, nel frattempo faccio uso del mio nano da corsa, che tra l’altro non devo star lì a caricarlo un pomeriggio e funziona benissimo: io gli chiedo “quanto ho corso?” e tac, lui mi me lo dice. In più mi tiene sveglio in caso di colpi di sonno (corro molto piano) e mi avverte se ci sono le forze dell’ordine (corro nudo nel parco). Giacché la pigrizia sposa la misericordia, ho assunto anche un focomelico a farmi da google umano. Io resto sdraiato sul divano e gli dico “maniscalchi nel vicinato!” e lui mi cerca gli indirizzi con le piantine e il numero di fax e di partita IVA. Solo non bisogna essere troppo esigenti, che digita coi gomiti e i risultati sono approssimativi. Per esempio, “maniscalco” lui lo scrive “wdlvdnvlns-fdiobdnpojnpwxjvsvjsjqsdfvjsvxck”. Ieri sera che m’annoiavo gli dico scaricami un filmino zozzo, tipo mega-orgy-hairy-muscle-bukkake. È venuto fuori questo:


Saturday, April 21, 2012

Intermezzo



Ci sarebbero le foto da archiviare, l’ipod da riempire, una dozzina di romanzi da terminare, qualche candidatura da inviare, la vita tutta da rimettere a posto. Invece si rimanda costantemente al giorno in cui le idee saranno chiarissime ed il tempo scorrerà sereno come la Musica sull’acqua di Haendel. Devo essere più vigile e non farmi più soffiare roba da sotto il naso. A volte divago col pensiero e cerco di raffigurami le persone che ora hanno addosso la mia cuffia o la mia kappa.

Sono passate manciate di giorni dalla scomparsa della kappa e nuovi vuoti richiedono molteplici adattamenti. Per esempio fare la spesa ora è più veloce, e sabato mi rimane tempo per considerare quanto è più veloce fare la spesa ora che non devo più riempire il carrello di semi di girasole, creme al cioccolato e biscotti per kappa. Il televisore poi non è più televisore, è massa futile. D’altronde i frutti puri impazziscono, se mi ricordo bene. Dovrei pulire il frigo.

Thursday, October 13, 2011

Il fischio è un elisir

- Allora dottore, mi spoglio?
- Credevo le facesse male l’orecchio.
- Esattamente. La prego mi aiuti, da ieri sera mi scoppia la testa.
- Lo immagino, il suo alito pare una distilleria. Apra bene e dica “aah”.
- Aaah. Aaah. Ah! Ah! Ah! Ah! Aaaaaa-
- Basta cosí. È stato molto espressivo.
- Posso rifarlo con la voce di Donna Summer?
- Mi dica piuttosto che le è successo.
- Ho avuto un rapporto intimo con un altoparlante.
- Più di uno direi. Ora proviamo il timpanometro e lei mi dice cosa sente.
- Sento una batteria di conga con sottofondo di schiavi nubiani vestiti solo di una foglia di banano.
- Non l’ho ancora acceso. Adesso?
- Come prima, ma remixato da Brodinski
- E adesso?
- Lo stesso, solo che ora ansimano e si rotolano nel fango.
- E adesso?
- Dottore, conosco il divvudì. Se manda un po’ avanti c’è una scena di gruppo che-
- Temo che lei abbia bisogno di una cura massiccia. Prenda cinquecento pillole ad ogni pasto.
- Non sono troppe?
- Sì ma è per tenerla occupato.
- [...]

- Signor Belguglielmo? Cosa sta facendo col mio stetoscopio?


Nella foto in alto, l'otorinolaringoiatra porge il timpanometro al Belguglielmo.

Monday, October 10, 2011

It felt like the world would freeze

È difficile spiegare Strasburgo a chi non ci è mai stato. Un sussiego nordico ammorbidito dagli interni caldi e carichi di legno delle brasserie alsaziane. Pioggia fina e rari passanti questa sera per le stradine pittoresche della Petite France, e quella cattedrale che pare piombata dal cielo, come il monolite di Kubrik, ad incastrarsi maestosamente nel selciato. Seguendo l'argine Kleber ripenso a quando Strasburgo era un rituale mensile, tollerabile dazio da pagare all'ascesa professionale che si incideva con inchiostro lucido sul mio curriculum e sulle mie scarpe di cuoio. Non ci tornavo da quasi un decennio, da quando il mio nome era affisso sulla porta di due uffici nei corridoi europei, i primi stipendi piovevano euforici e l'avvenire mi sfarfallava nel petto. Allora ignoravo che la vita si attorciglia agli imprevisti. Cammini con slancio, t'inginocchi un attimo a sciogliere le stringhe ed appena ti rialzi ti ritrovi adulto senza il preavviso necessario, circondato da toponimi germanici, a constatare la disfatta privata del pensiero razionalista.

Perché no che non sono superstizioso io, ma ho vacillato, qualche giorno fa, quando tra i biglietti da visita che riordinavo al ritorno dall'India è comparsa la fototessera in bianco e nero di un'anziana cadaverica. E cazzo se era spettrale, pareva il volto di tutte le tragedie. Così venerdì, anziché bruciare la foto come avrei dovuto con un cero benedetto recitando preghiere latine, l'ho gettata nel sacco degli indifferenziati, che io mi voglio civile e ragionevole. Neanche un'ora dopo si verifica lo spiacevole incoveniente dell'essemmesse partito per errore a compromettere la mia carriera. Due ore dopo sono ad agitare le mie Converse a pois sotto una cassa del Botanique che mi spacca il timpano sinistro.

Nei corridoi dell'ospedale, con un dito nell'orecchio, cerco di pensare a cosa mi abbia distratto nel momento in cui la vita lasciava il cammino delle cene in completo nei ristoranti alsaziani che accettano l'American Express, e prendeva invece il sentiero sconnesso delle brasserie belghe, delle colocazioni, delle bici di seconda mano e delle candidature senza risposta.

Dieci anni dopo li rivedi ancora i ristoranti alsaziani, i palazzi di vetro ed i tassisti tedeschi. Mi accendo una Marlboro indiana davanti alle vetrine dell'argine Finkmatt, dove ammiro una scacchiera in pietra che regalerei a mio padre se non avesse uno zero di troppo.

Accelero il passo, la sigaretta è umida, l'orecchio continua a fischiare.

Tuesday, September 20, 2011

Sono stato a Pukkelpop



Basta questo blog è uno scandalo scrivi qualcosa perdiana ma ti sembra il c – Per prima cosa le imprecazioni su questo blog spettano solo a me – Ma anch’io sono te! – Ne parleremo con l’analista. In secondo luogo, se avete trascorso l’estate a fregare il Mocio Vileda per contemplare il pavimento che si asciuga sono affari vostri, io stavo in posti talmente fighi che mentre entravo in discoteca Bar Refaeli mi ha chiesto un autografo sul suo interno coscia. Inutile dirvi che ci stavano tutti i miei cinque cognomi. Caruccia, la prossima volta dico al buttafuori di lasciarla entrare.

Perché raga, a Formentera ormai non ci va più che la bidella Silvana: il nuovo must sono le vacanze a Tel Aviv, e senza mai uscirne, che il resto del paese son solo pietre. Pietre ovunque. A Gerusalemme pure son pietre, ma tutte sacre. Ovvero prima non c’era nulla, finché non arrivò la regina Elena a fare l’exterior design, e una grotta qua, e un santuario là, e mettiamoci una cappella dorata che fa tanto muslim glamour. Poi sapete come van ’ste cose, esaurito il Vangelo si va per inventiva. “Qui alla Madonna han sgocciolato le tette”, e ci si tira su una chiesa illuminata strana per fabbricare crisi mistiche sui pellegrini. Con una megalopoli di souvenirs intorno.

Mentre la tripmate Playmobil comprava etti di cera benedetta al prezzo del quarzo rosa e firmando gli assegni “Maria Maddalena”, il Belguglielmo si aggiornava ai trend dell’iconografia cristiana: guarda amica, il Lezard Jesus! (un Cristolino crocifisso storto) E il TV Jesus! (la faccia del Gesù in una scatoletta). E il Junkie Jesus! Ma Playmagdalene era già corsa a strofinarsi le vesti nell’olio sacro, che se non altro fa bene alla pelle.

Accumulata una buona dose di custodia celeste da almeno tre divinità di rilievo, più qualche dozzina di sottomarche, Belguglielmo e Playmobil tornano a spenderla a Tel Aviv, che è un po’ la Las Vegas della Terra Santa.

La spiaggia zozzona non l’avrò trovata, ma i locali vari sì, compresa la serata Arisa (gente che ciondola su litanie kebbabare). Ma poi non importa la spiaggia, la strada o il mercato del pesce, Tel Aviv è una fioritura di tatuaggi, occhi grigi e corpi perfetti. Tutti, anche l’anguriaio. Soprattutto l’anguriaio.

Ah, poi son stato a Pukkelpop. Faceva un po’ vento.

Thursday, June 16, 2011

Tutti muoiono giovani

Ma dico io, vi lascio soli un attimo e guarda come mi votate. Per colpa vostra non potrò garantire ai miei figli un futuro di benessere, frigoriferi aperti e doccia con la Perrier.


Intanto scusate per l’assenza, causa disguido con DHL ero in Ucraina a recuperar la mia nuova collezione di nani fosforescenti. Sono bravissimi, quando la notte fatico a digerire la faraona mi fanno addormentare con le coreografie delle Tatù. E guarda che obbedienti: Orynko, portami quel ciddì che tieni in bocca! Bravo, ora infilalo nello stereo che ce lo sentiamo.



♫ Apriamo con Incoraggia la Gente; dirò solo questo: c’è dentro il fischio ed il clap-clap. Poche storie, è il pezzo dell’estate.
♫ Già prima l’adoravo, ma da quando l’ho visto live Mattia l’Acquaro mette ancora più gioia, tanto più che sta qua a sdrammatizzare quegli psicorigidi delle Battaglie.
♫ Oh santo Paul Weller patrono del primo bottone e signore delle pettinature brutte, ora hai un figlio a tua immagine e somiglianza. Si chiama Miglio Cane, sei contento?
♫ Programma di governo: invadere la Spagna, confiscare Algora, rinchiudersi nel palazzo e goderne a vita. Dove sono i miei centurioni quando servono.
♫ Non tirarti su i pantaloni, canta Lykke, sono la tua prostituta. Dov’è il Moige quando (non) serve.

Friday, June 03, 2011

Wedding speech

Dis! Cor! So! Dis! Cor! So! [Coltello contro il bicchiere] glin-glin-glin! Svelti andate prendere il Belguglielmo che deve parlare in inglese. Prima rivestitelo.

- Hic, tocca già a me? Dove sono i miei appun – hic!

Silenzio, quattrocento abiti da sera ascoltano il Belguglielmo.

- Cara mamma e caro babbo, ah no questo è in caso di arresto, un attimo, ecco: Dear Barthelemew [pausa], we don't know each other, noi non ci conosciamo e [opzione uno] è per questo che sono stato invitato, [opzione due] meglio così che almeno ciò tante cose to tell in the speech, [opzione tre] conosco la sposa da molto più tempo di te [forse questa è inappropriata] [vada per l'opzione tre]. Ora ci vuole l'aneddoto, tipo d'you know di quando in Erasmus lei perse le scarpe a casa di Sancho el Sucio mentre aspiravamo le trombe d'erba dalla bottiglia? E quando ci portò ubriachi a far gare di freni a mano e vomitammo sul parabrezza? E di quando le prestai il monolocale e al ritorno il letto era pieno di peli, ah ah ah! [gelo] full of hair, you see? [gelo]

[Ok, let's try buoni sentimenti.]

- Dear Barthelemew, sei un uomo fortunato a sposare una tale carica di brio, e per questo ecco incorniciata per te una sua immagine briosa ad una festa in maschera, do you like it? Sì, la sposa è quella fa un rodeo in bikini. No, il tema era la primavera. Sì, io sono quello vestito da toro.

[Ok, *more* buoni sentimenti.]

- Dear Barthelemew, I know you are the right guy, sei proprio il ragazzo giusto, lei può confermare che glielo dissi subito “cara, allora è lui quello giusto” quando io bevevo a canna da una grossa lattina di birra e lei disse che quella lattina le faceva proprio venire in mente EHI! RIDATEMI IL MICROFONO, non ho mica – hic – Camerieeeere! Un altro grappino! Hey folks, d'you wanna see my singing balls?