Chi?

Tuesday, September 20, 2011

Sono stato a Pukkelpop



Basta questo blog è uno scandalo scrivi qualcosa perdiana ma ti sembra il c – Per prima cosa le imprecazioni su questo blog spettano solo a me – Ma anch’io sono te! – Ne parleremo con l’analista. In secondo luogo, se avete trascorso l’estate a fregare il Mocio Vileda per contemplare il pavimento che si asciuga sono affari vostri, io stavo in posti talmente fighi che mentre entravo in discoteca Bar Refaeli mi ha chiesto un autografo sul suo interno coscia. Inutile dirvi che ci stavano tutti i miei cinque cognomi. Caruccia, la prossima volta dico al buttafuori di lasciarla entrare.

Perché raga, a Formentera ormai non ci va più che la bidella Silvana: il nuovo must sono le vacanze a Tel Aviv, e senza mai uscirne, che il resto del paese son solo pietre. Pietre ovunque. A Gerusalemme pure son pietre, ma tutte sacre. Ovvero prima non c’era nulla, finché non arrivò la regina Elena a fare l’exterior design, e una grotta qua, e un santuario là, e mettiamoci una cappella dorata che fa tanto muslim glamour. Poi sapete come van ’ste cose, esaurito il Vangelo si va per inventiva. “Qui alla Madonna han sgocciolato le tette”, e ci si tira su una chiesa illuminata strana per fabbricare crisi mistiche sui pellegrini. Con una megalopoli di souvenirs intorno.

Mentre la tripmate Playmobil comprava etti di cera benedetta al prezzo del quarzo rosa e firmando gli assegni “Maria Maddalena”, il Belguglielmo si aggiornava ai trend dell’iconografia cristiana: guarda amica, il Lezard Jesus! (un Cristolino crocifisso storto) E il TV Jesus! (la faccia del Gesù in una scatoletta). E il Junkie Jesus! Ma Playmagdalene era già corsa a strofinarsi le vesti nell’olio sacro, che se non altro fa bene alla pelle.

Accumulata una buona dose di custodia celeste da almeno tre divinità di rilievo, più qualche dozzina di sottomarche, Belguglielmo e Playmobil tornano a spenderla a Tel Aviv, che è un po’ la Las Vegas della Terra Santa.

La spiaggia zozzona non l’avrò trovata, ma i locali vari sì, compresa la serata Arisa (gente che ciondola su litanie kebbabare). Ma poi non importa la spiaggia, la strada o il mercato del pesce, Tel Aviv è una fioritura di tatuaggi, occhi grigi e corpi perfetti. Tutti, anche l’anguriaio. Soprattutto l’anguriaio.

Ah, poi son stato a Pukkelpop. Faceva un po’ vento.

4 comments:

andima said...

e ci hai fatto preoccupare ci hai fatto con questa lunga assenza!

Andre said...

Il bello dei tuoi post è che nonostante siano il flusso di una coscienza sbarellata, non si perde mai il filo.

Belguglielmo said...

Prometto che tornero' piu' spesso.
(Sbarellato a chi?)

Playmobil said...

Complimenti, sei riuscito a farmi sembrare una pazza fanatica senza nemmeno nominare i presepi in miniatura!
W la regina Elena!

Playmagdalene