Chi?

Tuesday, November 18, 2003

Mijn Canadees herfstvakantie - deel 2



(Di come non ho visto le balene nei fiumi ma in compenso con una ci sono andato a cena)

Nelle palafitte metalliche di Kuujjuaq la vita semplice ma spensierata della giovane comunità dei bianchi si prende la rivincita sull'ostilità della tundra, che sotto jet-lag ispirato vuol dire, in sostanza, che mercoledì sera ci siamo presi una piena. Per il suo compleanno, Isabelle ha dato fondo alla generosa riserva accumulata grazie al servizio postale della Compagnia Canadese degli Alcool, unico sistema di rifornimento possibile in un villaggio dove gli Inuit riescono a farsi pure con le taniche di benzina. A cena c'è il gruppo affiatato degli young teachers allo sbaraglio; Fanny mi chiede "tu comprends tu biein le franseis?", la risposta giusta è che dovrebbe dare un altro nome alla sua lingua. Johann impasta e tagliuzza le fettuccine all'uovo come faceva mia nonna, se ci aggiungete un sottofondo di Vangelis vi verrebbero le lacrime agli occhi pure a voi che avete il cuore nel carburatore dello scooter.



Siccome nessuno osa rifiutare le cariche di tequila di un urugaiano in trasferta, finisce che Pastamatic Jo mi scodella un candeliere sulla macchina fotografica ed io calcio un limone contro un calice di vino, tra i balli generali. Quegli attimi sapidi che rendono la vita gustosa, scriverebbe Delerm; le cazzate di tre pirla ubriachi, avrà invece sospirato Isabelle deplorando lo stato della sua moquette.


L'indomani, non appena ritorna la corrente elettrica all'aeroporto, mi imbarco di nuovo per Montréal. Segue nota per il mio biografo. In quarta di copertina mettici: "Belguglielmo a 18 anni consegue la maturità classica, a 25 si laurea in filosofia, a 27 viene assalito da una lesbica". Succede che la sosia canadese di Elena Bonham Carter, ma senza ustioni di sigarette, mi propone un ballo erotico "per shockare la mia amica"; il che è più arduo del previsto, poiché la sua amica sta rotolando sul pavimento della pista avvinghiata ad un giocatore di basket. Tutto ciò non scalfisce il mio risveglio, con partenza immediata per Québec City, di cui potrete farvi rapidamente un'idea prendendo un qualsiasi paesello svizzero addobbato a città di Babbo Natale. Là mi attende un appuntamento alla cieca con Marie-Pierre; unico indizio per lei: ho i capelli rasati e sto seduto su una valigia verde pisello (affronto per l'occasione una tosacani locale e mai cinque dollari furono spesi così male); unico indizio per me: è la sorella di Isabelle.




Mariapiera si presenta grassa ed avvolta dalla keffiya non smentendo quella prima, indelebile impressione che anche i suoi genitori devono aver avuto fino al momento del battesimo. Dopodiché, si capisce, ci si affeziona, ma non basta una cena, perlomeno non nel mio caso. Mariapiera piscia opinione su ogni argomento, mi fa dono di aspri aforismi e si prodiga in continue lamentele sulla cena. NB, il Cosmos è proprio un ristorante gggiovane e fico. Lei: mi dice stasera voglio disfarmi; io: voglio soffocarla con la sua keffiya intrisa del mio Cabernet californiano. Raggiunta dalle amiche mi mette in guardia ("voglio misurare la tua capacità di adattamento"), ed ha ragione a farlo perché il locale hip-hop in cui mi porta, e tenta di ubriacarmi a rum, è la discoteca più orrida di tutte le discoteche orride esistenti, esistite ed esistibili. Così immensamente orrida che imploderà nell'antimateria, cumulo fumante di adidas e canotte rappettare.




Perlomeno mi son fatto gli anticorpi per la sera successiva, di nuovo a Montréal, per l'ultima memorabile uscita. Evidentemente Alfredo mi prende troppo in parola e se l'entrata è gratuita, l'uscita è rapidissima. Infatti non sono molto a mio agio tra catene, gabbie, fruste sulla pelle nuda e sudata, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, insomma cose che voi umani eccetera eccetera. Mi conforteranno al ritorno tutte le sciarpette azzurre con nodo alla milanese incontrate nella vasca sul Corso: Provinzia è un'incrollabile certezza.



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