Chi?

Tuesday, June 16, 2009

La tua ingente dose di martirio


(soffio del vento - voce lontana con eco) I fantasmi del passato ritornano.
(musica spettrale - carrellata lunga) Quando meno te l'aspetti e sottoforma di incubi sonori.
(tuono)

Mister l’Italia-nel-mondo (tarantella) mi ha appena proposto di officiare una cerimonia post-rock per la quale mi trovo alquanto arrugginito (cigolíi). Almeno una decade di gioia di vivere mi separa ormai dal consumo di certe alienazioni.

Scheda tipo Porta a Porta: questi giovini da scoprire

L’educazione discografica standard (voce di Cladio Capone) prevede, per i più, la parabola
Sex Pistols → rock americano → Manonegra →
Ben Harper → Caetano Veloso o patrimonio etnico a scelta →
Keith Jarrett → Gustav Malher e / o l’alzheimer.

Io invece, salmone pop, mentre ora combatto la calvizie a botte di Converse e canzonette upbeat (Alphabeat!), ci fu un periodo in cui abbracciai la setta dell’autismo protopubere.

O tribuni del buon senso, risibile vezzo il mio! Ma provateci voi a gestire eccedenze di ormoni in un decennio esposto a Technotronic, Snap, 883 e tutto ciò solo poco dopo la nube di Chernobyl.
Allora modello generazionale erano i fortunati possessori di motorino truccato e genitore analfabeta che furoreggiavano all’Hollywood di Vigolzone la domenica pomeriggio. Li riconoscevi, erano quelli che ti sbavavano sopra lo zaino sulla corriera del lunedí mattina. Trainspotting in Val Padana. Meno McGregor! Più acne giovanile!

(immagini di repertorio della Discoteca su Raiuno - quattro cozze in giubbotto jeans, cerchietto e scaldamuscoli, saranno le 8 e mezza, sarà la festa di fine scout di Vincenzo Mollica).

♪ Io provai prima col Grunge. Bastò un modico investimento, due camicie boscaiole, finché l’inserto di Tutto-Musica-e-Spettacolo con traduzioni dei Nirvana mi distolse dal canticchiare invocando stupri.

♪ Mi si dischiuse quindi l’antro del Dark, che ben si addiceva al mio aspetto non esattamente californiano. La parte difficile stava nel cambiare nascondiglio alla maglietta dei Cure a cadenza settimanale. Per la cronaca, la madre ebbe la meglio su Robert Smith, il quale tutt’ora contribuisce alla lucidatura dei pavimenti di casa.

♪ La fase Dead Can Dance si rivelò assai istruttiva in iconografia gnostica e paleocristiana, molto meno in termini di credibilità giovanile e spendibilità sessuale.
Un rapido inventario del mio patrimonio adolescenziale (Cosa voglio? Qual’è la mia strada? Ce l’ho abbastanza grosso?) mi spinse al grande salto. Ero pronto per MTV.
(jingle storico)

♪ E apparvero loro, a testa bassa, rubando ai feticisti la contemplazione dei piedi e regalandoci Creep, l’inno della sfiga sdoganata. Il cantato paranoico dei My Bloody Valentine liberava il mio ego facendolo svolazzare contro il soffitto della mia cameretta, invece il bisbiglio etereo dei Cocteau Twins mi faceva economizzare sulla pronuncia inglese.

♪ La muta in matricola richiese un upgrade intellettuale; il post-rock vi si prestava a meraviglia. Ci vogliono infatti non meno di tre esami di metafisica per assimilare un disco dei Godspeed You Black Emperor, e un libretto completo per capire perché la track-list non coincida con la successione dei pezzi incisi.
Ma niente paura, poi venne l’Erasmus e portò la salvezza.




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Pic from Guy Maddin's "My Winnipeg"

Tuesday, June 09, 2009

Estamos todos gominados



La gare du Congrès è una stazione minore (alzi la mano chi ci ha mai preso il treno) lungo un boulevard di uffici rigorosamente deserto dalle sei di sera alle otto del mattino. Il luogo ideale per essere aggrediti, scuoiati, spezzettati, marinati e mantecati quanto basta fino all’arrivo del furgone delle immondizie. C’è chi ha pensato dunque di organizzarci la serata Gelatina, e noi esploratori dei confini del buon gusto non ci potevamo sottrarre. Birra gusto cane, temperatura somala, canotte sudate, delirio musicale ispanofono. Ci accoglie il suono gommoso della Casa Azul, seguono Kinky, Buraka Sound System, passaggi di cumbia dall’inarrivabile ignoranza, Yo y tu a la fiesta, senti un po’ ma pure i Righeira, e questo cos’è mioddio Umberto Tozzi, ma questa non era in inglese? E pure questa? E non era, vabbé...

Dopo la successione di cover dai Kraftwerk a Fiordaliso si dischiude alla nostra mente la realtà parallela fin qui ignorata: per tutto esiste un clone latino, più sonoro, disnibito e cafone. Ora so che ho una mamma a Copacabana. E che non si staccherà dalla sua caipirinha.


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