In tempi immemorabili, il nome del Belgio era laboriosamente inciso su lastre di grovacca e declamato dal bardo nelle notti di gibbosa crescente con Urano in eclisse e Saturno un po’ barzotto. La pronuncia era ЭћxhøýþðğķşęŋđŧŧßæſƏǖfỗ ma variava a seconda del sidro. Comunque si accentava bene la ỗ. Poi giunsero i Romani e decisero “mo’ stamo in Belgio”. I Belgi ringraziarono con la loro specialità, birra e patatine fritte. Così fecero anche i Romani, e saccheggiarono il paese.
I belgi sono amichevoli
Il concerto dei Syd Matters è sold-out da giorni; io e Goffredo impersoniamo la speranza e la diligenza davanti all’ingresso dell’Atelier 210. Siamo immediatamente premiati da due biondòfone che propongono di venderci un biglietto; pazienza, uno di noi due dovrà sacrificarsi [non certo io]. Ma tempo due minuti ed ecco un biondòfono: ehi voi, ho saputo da due tipe per strada che cercate il secondo biglietto, prezzo di acquisto, ovviamente. Stupore più overdose di riconoscenza, e concerto peraltro splendidevole.
I belgi sono immuni al glamour
Il Metro Valdi è una bettola in centro dove i masculi dei popoli con cicatrici son soliti rimorchiare femmine dei popoli alti come uno sgabello. Tuttavia una volta al mese ospita una serata che, in occasione dell’uscita del film di Ozon, si è ribattezzata Dansez-Vous Potiche. La serata consiste nel farsi comprimere le costole dalla calca sudata al suono di Françoise Hardy e Sylvie Vartan per andare a spiaggiarsi sul bancone del bar. Errore allontanarsene, due passi oltre la birra finirà ovunque tranne che in gola. Questo solo per chi supera la prova della Sacra Moira, una guardarobiera che appallottola e ammonticchia giacche per lo stambugio lasciandoti un bigliettino con delle coordinate celesti in polacco. Solo giorni dopo scopro che il quarantenne intimidito e pigiato in un angolino della festa era il regista in persona. Ma in quel momento i balli inanellavano France Gall e Brigitte Bardot e nessuno se l’è filato di striscio. Quanto li amo io i Belgi.
I belgi stanno sul pezzo
I belgi sono emancipati
Nicolas Jaar ha appena fatto ventanni e prodotto una manciata di pezzi house che già esala un’aura di indie credibility, attira nugoli di elettrokids e manda in evaporazione le ovaie minorenni. Il CatClub gli cede il pulpito e la voluttà si impossessa del pubblico danzante, mentre la birra effettua un golpe sul Belguglielmo che finirà discinto a far su-e-giù sul montacarichi delle immondizie per lo spasso suo e di chi d’ogni tanto infilava la testa. Per fortuna avevo fatto la lampada integrale.
Nella foto in alto, la preparazionre del paté in Vallonia
pic from http://mythical-women.blogspot.com/2009/07/leda-and-swan.html
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